Semiotica ad uso calabbrisi



Il potere punitivo è devoluto alle "ndrine"che lo esercitano attraverso i loro organi giudicanti che sono denominati (sic!) tribunali composti da un associato anziano che lo presiede e da altri due più giovani che lo affiancano. Vi è poi il "giudice" dell'esecuzione che fa parte del tribunale e che si serve di un puntaiolo che è il materiale esecutore della pena.
Le pene più miti, comminate per le mancanze più lievi, consistono nelle coltellate alla schiena che vengono inferte dal puntaiolo al condannato. Quest'ultimo durante l'esecuzione deve stare in posizione eretta e alla presenza di tutti gli associati disponibili, in modo da fungere da esempio. Le ferite non debbono essere letali, in quanto hanno la funzione di punire il colpevole in maniera blanda.
Seguono poi le violazioni più gravi che invece vengono punite con la pena capitale. Esse si individuano nella "diffidenza" che consiste nel non riporre fiducia verso i capi o gli altri associati; nell'"abbandono" che significa l'allontanamento dalle riunioni per dissenso su quanto deciso e nella conseguente assenza alla successive cene; nella "carognità" che vuol dire macchiarsi di un tradimento così grave da far sì che il colpevole sia assimilabile a una carogna; nella "connivenza con gli sbirri" che consiste nel collaborare con la magistratura o con le forze di polizia.

Nella fase esecutiva a ogni condanna alla pena capitale corrisponderà un modo diverso di attuazione, a seconda della regola violata e della maniera nella quale è stata violata. A ogni tipo di morte, che comunque sarà violenta, sarà additato un significato che prima capivano soltanto gli altri consociati, mentre oggi anche gli estranei all'organizzazione comprendono.
Così la morte mediante sevizie indica una condanna per una questione di tradimenti attinenti all'onore della famiglia nella comune accezione del termine. L'esecuzione capitale per mezzo di asfissia con sassi e terra significa che il condannato era in vita un delatore. La morte con fucilata alla schiena è riservata ai traditori che in vita hanno fatto il doppio gioco, tentando di restare nell'ombra, e che dovranno morire senza sapere, né guardare chi li uccide. La morte per impiccagione vuol dire che l'impiccato in vita era stato un vigliacco, un codardo. La strage simboleggia la necessità di sterminio senza pietà contro chi si è reso responsabile di gravi colpe quali la collaborazione con gli organi giudiziari o di polizia. La strage può essere applicata nei confronti dei familiari stretti e dei parenti del collaboratore, ovvero di intere "famiglie" che per varie ragioni sono da ritenersi rivali. Vi sono ulteriori simboli che rafforzano i significati delle condanne e che vanno oltre la morte violenta. Così in alcune circostanze i carnefici sono soliti infierire sul cadavere ormai sepolto che viene dissotterrato, evirato e i suoi organi genitali gli vengono sistemati nella bocca. Questo macabro rituale sta a significare che il cadavere, in vita aveva disubbidito agli ordini del capo supremo.

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