Ti realizzi, nella vita, prima o poi. Bisogna vedere in cosa, però. La gente si realizza per sè stessa, sì. Ma anche per far vedere che è realizzata. E festeggia, festeggia, festeggia. Io non amo le feste inutili.
Quindi finora non ho mai trovato un valido motivo per festeggiare.
C'è chi festeggia per la nascita di un figlio: ci può stare, il primo mese. Il secondo meno. Dal terzo in poi, è preoccupante. Non lo vedo come un traguardo, è un lieto evento e come ogni evento ha un inizio e una fine. Se l'evento persiste, è routine. E poi è destino, l'impegno dura qualche minuto. Un'oretta, se ti diverti.
Vedo anche festeggiare compleanni oltre i 18, con la gente che ti fa i complimenti. Complimenti? Per cosa, per essere sopravvissuto? Se sei di Fukushima, magari fai bene. Ma cazzo, festeggi i 27, i 29, i 38. Bravo, ti sei impegnato. A non morire prima. Il che, per carità, di questi tempi può anche aver senso.
Surrogati di felicità cercasi. E' ragionevole, in questo periodo di crisi.
Vedo gente che festeggia lauree e master. Io ho pianto dopo la mia laurea, ma non di felicità. Questione di punti di vista: la celebrazione del voto è una parafrasi politically correct del concetto "adesso, fottiti". Vedo gente che colleziona lauree invece che buttarsi alla cieca nel mondo del lavoro: autoerotismo psicologico.
Prova a scopare il mondo del lavoro, se prendi palo pazienza. Ma non farti le pippette tra i pezzi di carta che attestano quanto tu sia figo (o quanto hai in banca).
Champagne. Champagne. Champagne a fiumi. Festeggia ogni attimo, posta i bicchieri su Instagram, selfati sto cazzo.
La mia bottiglia sta in freezer, ancora. Brinderò ad una festa quando la festa sarò io.
Abrazo.
Nessun commento:
Posta un commento