Romanzo precario (numero di battute determinato)

Qualche anno fa, scrissi queste cose durante un viaggio in treno. 
Oggi, le tiro fuori per un premio letterario...

Freddo, fuori e dentro me.
Guardo il mondo scorrere dal finestrino: 26 anni, stazioni del mio viaggio.
Quella in cui ho dormito, con gente che fatico a ricordare. Quelle in cui ho bevuto acqua fresca, e altre dove l'acqua è costata cara. In ognuna uno sguardo, ad accompagnarmi. Ognuno di una donna diversa, non importa se sconosciuta.
Fino alla chiusura delle porte, fino alla prossima stazione.
Ci sono state stazioni da cui avrei voluto fuggire e non l'ho fatto, e stazioni sicure da cui sono fuggito attraversando i binari. Ritardi e anticipi, rimborsi e multe. Ho pagato, in alcune stazioni. Le ricordo per questo, e conservo ancora oggi le multe per ricordare i miei sbagli.
Ho letto, tanto.
Spesso ho letto quello che la gente scrive sui muri: numeri di telefono, parolacce, canzoni. Ho letto tanto tanto amore, su alcuni muri. Politica, frasi di Jim e le parole dei pazzi. Ho aspettato treni per chissà dove, disegnando sulla mia Moleskine quello che sognavo di trovarmi all'arrivo.
E ora, sono su un treno per tradire i miei occhi.
Per vedere cosa c'è, a destinazione.
Senza disegnare, non più a 26 anni.
Scorrono i titoli di coda sul finestrino, freni e rotaie come colonna sonora di questo film. E so che per tornare indietro, questa volta, non basterà scendere per prendere il treno opposto come un rewind.
Arriverò alla mia stazione, questa notte. E sarà il colloquio giusto.

t. pepe, e come al solito ol rait riserved.

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