Tirar tardi.

Non è un post inneggiante all'assunzione di stupefacenti after dinner. Saranno proprio due righe (aridaje).

La notte interessa la fase creativa: tutti dormono, tutti sognano, hai musica e luci soffuse. La banda corre più veloce, non fai fila da nessuna parte. In strada sei solo. Nella tua testa sei solo.

Si dovrebbe vivere di più, la notte. Come la "Notte Bianca", senza gente, però.

Senza gente e però.



Pillole di saggezza. Si ok, ma vuoi mettere il Charas.

Adoro stare in mezzo agli attimi di mezzo.

Chiamo così il punto di massima tensione prima che qualcosa di disruptive accada: che sia una decisione ferma, una scopata o dei soldi mal spesi. Attimi in cui vuoi così tanto qualcosa da non pensare a nient'altro prima e dopo. Fuckin' present continuous.

Vivere come si stesse facendo a bracciate nella notte e non distinguere se quella là in fondo è un'isola.
Se è lontana, abitata. Se ha un costone di roccia per salire. Faccia nella notte e riemergi.
La distanza, sticazzi, non la vuoi manco sapere. Tanto nuoto per colmarla. E sono fatto per colmarla.

Non è questione di essere narcisista. Non sarei stato Narciso, in un libro d'epica. E' che mi è sempre piaciuta la barba di Giove.

Adoro stare in mezzo a stì cazzo di attimi di mezzo.

E adoro la figuratività del mare: ce l'ho tatuato sulla pelle. Anche "Stai sereno" e un mignottone biondo e con la quinta di tette, ma questa è un'altra storia. Sarà che il mare è così grande che quasi ti ignora. E io, nel bene e nel male, non vengo mai ignorato. Certo, preferisco l'odio all'amore: è più passionale, come il sesso. Se proprio esiste una differenza tra le due cose credo che si misuri nel tempo intercorso dalla sigaretta al rimettermi gli Happiness e le Air Jordan. O dal numero di oggetti contro cui sbatti mentre la tieni in braccio stringendole il culo.

E mentre fumo, completo qualche capitolo di un libro che spero esca il prima possibile: credo che piacerà così come credo già che qualcuno stia copiando questo post per rimorchiarsi qualcuna che volendo potrei rimorchiare io (la voce narrante però è importante, quindi provaci ancora Sam, che la vita è dura).

Amo gli attimi di mezzo, forse già ve l'ho detto. Perchè c'è moto, caos, azione. Invece odio le attese improduttive.Già alle elementari quando i bambini facevano il dettato e io lo completavo mezz'ora prima finendo il racconto come pensavo che dovesse finire, uscivo dalla classe e per punizione non mi facevano giocare con i Regoli.

Quindi non mi sono mai regolato.

Ti vuoi così male che il tuo paese ideale potrebbe essere Vergate sul Membro.

Ti realizzi, nella vita, prima o poi. Bisogna vedere in cosa, però. La gente si realizza per sè stessa, sì. Ma anche per far vedere che è realizzata. E festeggia, festeggia, festeggia. Io non amo le feste inutili.
Quindi finora non ho mai trovato un valido motivo per festeggiare.

C'è chi festeggia per la nascita di un figlio: ci può stare, il primo mese. Il secondo meno. Dal terzo in poi, è preoccupante. Non lo vedo come un traguardo, è un lieto evento e come ogni evento ha un inizio e una fine. Se l'evento persiste, è routine. E poi è destino, l'impegno dura qualche minuto. Un'oretta, se ti diverti.
Vedo anche festeggiare compleanni oltre i 18, con la gente che ti fa i complimenti. Complimenti? Per cosa, per essere sopravvissuto? Se sei di Fukushima, magari fai bene. Ma cazzo, festeggi i 27, i 29, i 38. Bravo, ti sei impegnato. A non morire prima. Il che, per carità, di questi tempi può anche aver senso.

Surrogati di felicità cercasi. E' ragionevole, in questo periodo di crisi.

Vedo gente che festeggia lauree e master. Io ho pianto dopo la mia laurea, ma non di felicità. Questione di punti di vista: la celebrazione del voto è una parafrasi politically correct del concetto "adesso, fottiti". Vedo gente che colleziona lauree invece che buttarsi alla cieca nel mondo del lavoro: autoerotismo psicologico.
Prova a scopare il mondo del lavoro, se prendi palo pazienza. Ma non farti le pippette tra i pezzi di carta che attestano quanto tu sia figo (o quanto hai in banca).

Champagne. Champagne. Champagne a fiumi. Festeggia ogni attimo, posta i bicchieri su Instagram, selfati sto cazzo.

La mia bottiglia sta in freezer, ancora. Brinderò ad una festa quando la festa sarò io.

Abrazo.



Della figa.

Problema:
Due donne. Mettiamo che non siano neanche due gran figoni, non importa la caratura della gnocca per raccontare questa cosa. Dicevo, due donne: una che chiameremo per comodità "di destra" e un'altra "di sinistra", ma non perchè effettivamente siano politicamente schierate ma per modo di porsi e presunto stile di vita. Ma sì, stereotipizziamo per una volta.

La ragazza di destra:
Abitino nero, payettato, stretto in vita e calze velate con i ghirigori. Tacchi, aggressivi, non da mercato. Tacchi di quelli che, cazzo, bei tacchi. Probabilmente esce da un BMW, un Mercedes, sicuramente non da una Skoda Fabia. Il suo uomo ha prenotato, o forse proprio lei, insieme alle sue amiche, ha riservato un tavolo. 'Nzomma, scende e si mette in fila per entrare al locale. Vestitino corto, tanta coscia. Sorriso e aria da bella vita. Spende sui 50 a weekend, 20 di tavolo, 10 di ape e 20 di alcool.

Commenti delle altre donne:
Aho, questa a lavoro ce va vestita come esce la sera.
Aho, me sembra na mignotta.
Aho, aho, aho.

Premettendo che credo che al giorno d'oggi le mignotte mentali facciano paura più che quelle materiali, considero molto corto il vestitino che ha e penso che al posto suo mi sarei posto il problema sull'uscio di casa. Ma tant'è.

La ragazza di sinistra:
Abitino colorato a strisce, di lana, mezzo consumato, capelli tinti e accesi (viola? rossi? gialli? E non ho detto biondi, ho detto gialli). Senza tacchi, ma con le ballerine o gli anfibi, di quelli ignoranti paramilitari. Spesso ha una borsa che trovi ad Auchan a 3 euro, perchè oh, lei è di sinistra. Se ne frega un cazzo della moda e di piacere a te. Ma che voi (voce del verbo volere). Arriva in Punto, o in Panda, o comunque con "na cosa a poco basta che se move".
Il bello è che, per esperienza, una ragazza così impiega un'ora prima di uscire da casa.
Decide poi il posto all'ultimo minuto, perchè o "nun se paga" o "se beve a poco". Spesso coinvolge amici di amici di amici, per poi scroccare un passaggio a chi capita. E se proprio prospetta una serata demmerda, si porta un libro in lingua madre. Ha le tessere arci, scopre locali che abbandona non appena diventano radical chic e fuma con le cartine. Spende sui 50 a weekend, 20 di bracciali artigianali, 10 di ape e 20 di alcool.

Commenti delle altre donne:
nd

Eppure la patata ce l'ha anche lei.

Conclusioni:
La ragazza di sinistra si veste male
La ragazza di sinistra è un cesso
Non ha niente di invidiabile

Pace. Buon lunedì.

Ma la voglia.

Se un giorno dovessi avere un figlio, lo chiamerei Sebastiano.
Così lo soprannominerebbero Bastianazzo, come il tizio dei Malavoglia.
 
E' un nome cazzuto, Bastianazzo. Mica Valentino o Benedetto.
 
Bastianazzo scopa facile. E' rude, carismatico, maschio Alfa.
Bastianazzo non si fa mettere i piedi in testa da nessuno: al massimo, ma proprio al massimo, da Leonidas. Viene da sè che le probabilità di imbattervisi siano abbastanza scarse.
 
Bastianazzo è un buono, in fondo. Uno di quelli che non deve dimostrare niente a nessuno. E' alto e grosso, Bastianazzo. E' moro e tatuato. Gira in Fiorino, sempre. Anche al primo appuntamento.
 
Bastianazzo dirige i cantieri, lavora in miniera o fa il taglialegna. Non segue la moda, non ha uno smartphone e probabilmente se usa il PC preme due tasti con un dito.
Ma è figo, da paura. Usa di più la moto che l'auto. Un Harley, nera.
Bastianazzo ha una bella voce. Ama la famiglia, il buon vino e le donne.
 
Se poi deve esse d'à Lazie, spero che a 18 anni cambi nome in Silvana.